Senza la guerra by unknow

Senza la guerra by unknow

autore:unknow
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Filosofia, Voci
ISBN: 9788815328908
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2016-10-14T22:00:00+00:00


Massimo Cacciari

Il tramonto di Padre Polemos

Quando altro non è possibile affermare se non che la forma della guerra si è andata radicalmente modificando e che nessun Sovrano sembra oggi in grado di porla in una qualche forma giuridico-politica, proprio allora, forse, diventa più necessario ritornare a pensare i termini fondamentali del problema. Nulla appare oggi scontato o di per sé evidente; nessun paradigma regge alla esperienza fattuale. Allora tutto dovrebbe reimpostarsi, appunto, dalle fondamenta. E qui troviamo una parola originaria della nostra civiltà, sul cui sfondo hanno continuato a proiettarsi i diversi e, almeno all’apparenza, contrastanti modi in cui l’Occidente ha detto e fatto la guerra. Una parola migliaia di volte ripetuta e interpretata. Sarà necessario tentarlo ancora? Essa ritorna per forza propria; noi non facciamo che trarla fuori dal suo “eterno passato”, a farne cioè, letteralmente, esegesi, ogni volta che facciamo la guerra.

Questa parola dice: «Polemos (il Colli non lo traduce; Diano: il conflitto; Marcovich: guerra) è padre di tutte le cose, di tutte è re, e gli uni édeixe (valore gnomico: ha mostrato e sempre mostra) dèi, e gli altri uomini, gli uni epoíese (come prima per édeixe: ha fatto e fa) schiavi, gli altri liberi» (Eraclito, DK 53). Frammento da leggersi insieme a DK 80, che giustamente, a mio avviso, Diano colloca di seguito a quello appena citato: «è necessario (chré) sapere che Polemos è xynón, e che díken (è) érin (o éris è díke) e tutte le cose ginómena secondo éris e chreón, necessità». Polemos non “sostituisce” Zeus, ma stabilisce un Principio a tutti gli essenti comune, un Principio cui tutti per necessità obbediscono, anche se non lo sanno, quel Principio che parla nel Logos stesso di Eraclito. Tale Principio è pater, cioè potens, solo esso ha patria potestas effettiva. La sua potenza, cioè, non si manifesta distruggendo, ma ponendo: essa costituisce gli uni come dèi, gli altri come uomini; essa rende gli uni schiavi, gli altri liberi. Il Principio è padre poiché genera (ma in un senso infinitamente superiore al semplice genitor); da esso sorgono e divengono (ginómena) tutti gli essenti nel loro differire, dalla sua unità i molti nel loro opporsi. Il Principio-Polemos genera distinguendo, ovvero tutti accomuna proprio nel costituirli come differenti. Se si sa, se è necessario sapere (l’inizio del frammento viene così letto dal Colli: «ei dè chrè…») che Polemos è il comune, ciò che accomuna la molteplicità dei distinti, allora díke e éris debbono formare un’opposizione inscindibile, tutto deve accadere secondo il “ritmo” formato da entrambe. Polemos pone gli opposti e tra gli opposti deve esservi contesa, éris; questa contesa è giusta, ovvero è necessario sia affinché ogni essente si manifesti secondo la propria identità, secondo se stesso. Dike e Eris sono contenuti insieme (cum) nell’ambito dello Xynón che è Polemos.

La guerra individua, fa emergere il carattere-dèmone di un individuo contra l’altro, entrambi nel loro opporsi manifestano questo comune: il porsi, cioè, di ciascuno come se stesso nella sua differenza dall’altro. Eris, dissidio e contesa, è la forza che fa



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